Consulenza nell’ambito dei disturbi da costrittività organizzativa,
come il mobbing e lo stress lavorativo.
Valutazione psichiatrica e psicologica.
Redazione perizie e assistenza medico-legale.
Uno staff di esperti, valutato il contesto lavorativo e il rischio psicosociale, attraverso la somministrazione di test, sarà in grado di avviare il percorso più ideoneo, atto a modificare e migliorare il clima organizzativo e a ridurre le potenziali fonti di tensione.
Servizi e valutazione per le grandi e medie aziende, pubbliche e private.
Supporto e assistenza alle singole persone che si ritengano danneggiate a livello psicologico in ambienti lavorativi.
LO STRESS LAVORATIVO
Incide sul benessere e sulla sicurezza dell’individuo e rappresenta una minaccia per le aziende e per l’economia.
L’individuo stressato commette maggiori errori professionali, rende di meno, è più vulnerabile allo sviluppo di patologie fisiche o psichiche, è più esposto al rischio di infortunio lavorativo, può assumere stili di vita disfunzionali (fumo di sigarette, gambling...).
Di qui la necessità di occuparsi del benessere dell’individuo sul luogo di lavoro aiutandolo a sviluppare fattori di resilienza che riducono la sua vulnerabilità allo stress.
D.Lgs 9 aprile 2008, n. 81 (D.Lgs 106/2009). Art. 2, comma 1, lettera o:
<< salute >>: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o infermità.
ART. 32 COSTITUZIONE ITALIANA: Il bene della salute costituisce oggetto di autonomo diritto primario assoluto.
OBIETTIVO
Lavorare sugli aspetti positivi della personalità
- essere contenti e soddisfatti di se stessi, sapersi rilassare
- accettare i propri difetti
- risolvere i problemi senza disperdere eccessive energie
- organizzare al meglio la propria vita e avere il controllo degli impegni assunti
- avere fiducia in se stessi ed essere autonomi
- riconoscere e gestire le emozioni
- essere assertivi, intraprendenti e decisi
- sognare ad occhi aperti e progettare il futuro
- mantenere la calma e avere coraggio in situazioni difficili
- essere innovativi, positivi, creativi
- investire tempo nello studio per rafforzare le proprie conoscenze
- imparare a dare il meglio di sé anche di fronte agli imprevisti
- favorire il confronto costruttivo con gli altri
- gestire i momenti di crisi conservando uno spirito di speranza nella progettualità futura
COME RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO
E’ oggi ampiamente dimostrato dal punto di vista scientifico che le capacità cognitive ed emotive dell’individuo non diminuiscono con l’età ma che, se opportunamente sottoposte ad allenamento, garantiscono prestazioni più efficaci e maggiore vitalità.
IL FITNESS COGNITIVO-EMOTIVO
La personalità è semplicemente il modo usuale con cui si agisce e reagisce nei confronti della vita, è il proprio modo di essere e di relazionarsi agli altri, nella specificità dei contesti in cui si vive. La personalità è l'espressione dinamica del nostro Io, per cui una buona personalità riflette la forza dell'Io e il suo equilibrio. Il problema fondamentale è quindi quello di rafforzare l'Io, l'autonomia del soggetto e la sua capacità di rapportarsi a se stesso e agli altri con coerenza ed efficacia (autostima).
Una buona autostima rafforza l'Io, la sua identità e lo rende più efficace nei confronti delle sfide della vita quotidiana.
La migliore strategia per prevenire il disagio psichico, a qualsiasi età è quella di considerare l’importanza dei fattori di vulnerabilità e di autoefficacia.
I primi – scarsa autostima, dipendenza, rigidità, pessimismo - espongono il soggetto allo sviluppo di condizioni di disagio psichico rendendolo inadeguato all’apprendimento di valide strategie di adattamento.
I secondi – buona fiducia in se stessi, consapevolezza, autoefficacia - aiutano il soggetto ad acquisire gli strumenti utili a raggiungere gli obiettivi personali non solo di adattamento nei confronti della vita, ma soprattutto in termini di elaborazione positiva e creativa di un proprio progetto esistenziale.
Qualsiasi strategia di intervento, sia curativa che preventiva, nella famiglia, nella scuola, in qualsiasi contesto deve quindi favorire la capacità di ogni singola persona di gestire al meglio le proprie risorse.
E’ facile intuire, infatti, che le conseguenze di una buona o cattiva autostima incidano sui successi o i fallimenti in determinate attività, ed in linea generale, sul complessivo benessere psicologico.
La compromissione del nostro benessere nasce spesso dall’insoddisfazione che ognuno manifesta nei confronti di se stesso, e ad uno stadio precedente, alla debolezza della propria personalità: la negatività alimenta la depressione e abbassa i livelli di energia, la positività alimenta l’interesse per la vita, la motivazione e la determinazione a cambiare.
Una corretta e serena valutazione di sé rappresenta una componente essenziale del benessere psicologico dell’individuo per cui vi è la costante esigenza di conoscere meglio e rafforzare l’autostima per essere più capaci di gestire le proprie risorse.
L’autostima rappresenta un valore profondo della persona, esprime la forza del suo “IO”, è la valutazione che una persona dà di se stessa e applica a se stessa e rappresenta la conservazione di una concezione soggettiva del proprio valore. Inoltre esprime il bisogno di stabilità psicologica per affrontare il mondo.
E’ tuttavia talvolta difficile accettarsi come persona ed essere sicuri e determinati rispetto al proprio modo di esistere (autoefficacia), essere soddisfatti delle scelte e avere la giusta dose di fiducia in se stessi che rende possibile la gestione dei problemi della vita.
Ma ciò che è ancora più importante è il ruolo che gioca l’autostima nel promuovere il benessere.
Appare infatti evidente che l’autostima consente alla persona di formulare progetti innovativi e di aprirsi con fiducia a nuove esperienze.
Saper riconoscere le proprie risorse, saper identificare gli obiettivi personali significativi, liberandosi dal condizionamento altrui, consente di acquisire una maggiore propensione al benessere e di limitare forme di pensiero inibenti (come le idee irrazionali, disfunzionali o le pretese nevrotiche….) spesso alla base del disagio psichico.
E’ naturalmente importante evitare obiettivi troppo pretenziosi. La persona con un’adeguata autostima, infatti, non è un sognatore o un megalomane, bensì un individuo che sa trarre il meglio da sé e dalle proprie esperienze, che accetta se stesso con i propri difetti e debolezze, promuovendo la valorizzazione delle proprie capacità.
L’autostima, quindi, risulta essere l’ingrediente fondamentale della felicità e del successo, è una componente essenziale del nostro benessere psicologico oltre che una bussola utile ad orientarci al conseguimento dei nostri obiettivi.
Ma come accrescere la propria autostima ed autoefficacia?
Le competenze oggi richieste all'individuo sono molteplici e le fonti di maggiore sofferenza risiedono nell'individuo stesso, nella sua incapacità o difficoltà a gestire le ansie della vita.
Non è sufficiente avere una buona intelligenza, anche i "migliori" possono perdersi in un bicchiere d'acqua.
E' necessario saper utilizzare al meglio le proprie risorse emotive e razionali, affinare le molteplici abilità della mente (pensiero laterale, creatività, intuito) per operare scelte opportune in qualsiasi momento della vita.
Gran parte delle sofferenze delle persone nasce dall'incapacità di gestire le proprie emozioni (ho qualcosa dentro di me che mi frena! ...) o da pregiudizi e autolimitazioni (non ce la farò mai ...) di cui non ci si rende conto. Ciò comporta l'assunzione di stili di vita disfunzionali (attuare comportamenti autodistruttivi come l'irritabilità o l'abuso di alcolici) e rende difficile le relazioni.
La capacità di cogliere le migliori opportunità nasce dall'abilità dell'individuo di raggiungere un buon equilibrio personale che gli consente di ottenere livelli ottimali di funzionamento mentale.
La forza dell'uomo e la sua autoefficacia consiste nel saper utilizzare al meglio le potenzialità della mente che sono sia emotive che razionali.
La persona completa e matura possiede la capacità di utilizzare in modo sinergico ogni propria risorsa.
Uno degli interrogativi più pregnanti della moderna psicologia è, infatti, quello inerente le potenzialità umane: perché un individuo è più forte, più agile, più dinamico e creativo rispetto ad un altro pur avendo lo stesso quoziente intellettivo?
Quali sono i fattori individuali che rendono una persona meno vulnerabile allo sviluppo di condizioni di disagio psichico? Quali sono i fattori che rendono una persona più brillante ed efficace? Esiste un modo per accrescere il proprio talento, per essere leader di se stesso?
E’ questa la vera sfida della psicologia del positivo che, avendo superato i legami con il modello del patologico, si pone come paradigma fondamentale per lo sviluppo di stili di vita vincenti attraverso percorsi formativi innovativi.
Il cambiamento di prospettiva è determinante e radicale; oggi si parte dal presupposto che la mente umana, nei suoi aspetti cognitivi ed emotivi, possiede le energie sufficienti per favorire la crescita di personalità mature ed efficaci, con confini ben strutturati e un Io consapevole e forte.
L’autoefficacia personale esprime la grande potenzialità della mente umana di rappresentare se stessa in modo coerente, in un dinamismo continuo e positivo, in grado di rendere l’individuo resiliente e capace di progettare con forza il proprio futuro.
Ciò presuppone un allenamento continuo – il fitness cognitivo-emotivo – attraverso il quale favorire l’implementazione delle potenzialità della mente nei suoi aspetti emotivi e razionali.
Alcuni consigli:
- Essere soddisfatti del presente. Non aspettare il futuro per chiedersi cosa fare per essere contenti della propria vita; il livello di soddisfazione del presente è un indice importante di salute psicologica.
Quando non si è contenti della propria vita occorre fermarsi ed individuare le problematiche da risolvere in modo da cogliere gli aspetti più importanti della vita. Ciò presuppone anche un’analisi profonda del proprio passato che porti alla valorizzazione delle esperienze – sia positive che negative -. Il passato – anche quando è stato triste – non deve rappresentare un peso, non deve essere il fardello che condiziona il presente; imparare a cogliere nel passato gli insegnamenti opportuni e a dare il giusto peso psicologico alle esperienze passate costituisce un prerequisito fondamentale per essere soddisfatti del presente.
Ciò premesso occorre essere ottimisti rispetto al futuro ed imparare ad intraprendere iniziative mirate a realizzare progetti specifici per essere protagonisti della propria vita.
In sintesi: essere contenti del presente, essere consapevoli del passato, progettare il futuro! - Rafforzare la propria autostima. L’autostima è la valutazione che una persona dà di se stessa e applica a se stessa, è la conservazione di una concezione soggettiva del proprio valore e raffigura il bisogno di stabilità psicologica per affrontare il mondo. L’autostima presuppone: l’accettazione di se stessi, la soddisfazione del proprio modo di essere e di agire, la fiducia in se stessi e la capacità di affrontare con grinta i problemi della vita.
Le persone che hanno una buona autostima sono autoefficaci:
- affrontano i compiti difficili come sfide da vincere piuttosto che come pericoli da evitare
• si pongono obiettivi ambiziosi e li perseguono
• di fronte alle difficoltà intensificano il proprio impegno e lo mantengono costante
• recuperano velocemente il proprio senso di efficacia in seguito a insuccessi o regressioni
• attribuiscono l’insuccesso a un impegno insufficiente o a una mancanza di conoscenze o di abilità che possono comunque essere acquisite
• affrontano le situazioni minacciose con la sicurezza di poter esercitare un controllo su di esse.
Un atteggiamento efficace procura successi personali, riduce lo stress e limita la vulnerabilità al disagio psichico.
- Imparare ad essere Response able. La response ability è la capacità di rispondere in maniera ottimale a ciò che accade nel momento in cui accade. I Response Able danno il meglio di sé nelle medesime condizioni che paralizzano le loro controparti meno Response Able.
Le persone Response Able riescono meglio in condizioni di avversità, per loro le sfide stimolano le grandi performance, sono capaci di essere tranquille in mezzo alla tempesta, riescono ad avere più successo nella vita.
La capacità dell'individuo di essere efficace consiste quindi nel saper agire con precisione e fermezza nel preciso momento in cui occorre agire, perché dopo potrebbe essere troppo tardi. I migliori risultati si ottengono quando si è in grado di operare con efficacia nei momenti difficili, quando le scelte richiedono abilità specifiche e soprattutto quando non c'è spazio per l'incertezza.
Qualsiasi scelta, anche la più semplice, è espressione delle abilità emotive e razionali di un individuo. Anche le scelte che appaiono "istintuali" in realtà riflettono anche il patrimonio cognitivo dell'individuo, la sua esperienza, la sua cultura.
Ciò richiede un allenamento continuo, niente può essere affidato al caso.
Il fitness cognitivo-emotivo rappresenta una tecnica innovativa che aiuta l'individuo a meglio potenziare le abilità della mente, nei suoi aspetti cognitivi ed emotivi.
L'addestramento continuo della mente rappresenta una garanzia di buona riuscita nella vita, in ogni occasione; tale addestramento si può realizzare attraverso un percorso di autoformazione, puntuale e costante nel tempo, attraverso il quale imparare a:
- Individuare gli obiettivi fondamentali della vita (rispondere alla domanda: dove andare?)
- Rafforzare le proprie conoscenze sugli obiettivi individuati (rispondere alla domanda: cosa imparare?)
- Individuato l’obiettivo verificare quali possibilità concrete ci sono per raggiungerlo (rispondere alla domanda: quanti e quali modi ci sono – quante possibilità possiedo – per raggiungere l’obiettivo?); Imparare a vedere nel futuro non i limiti ma le infinite possibilità ed opportunità della vita.
• Ciò deve stimolare l’individuo ad essere più innovativo e creativo, ad implementare i fattori emotivi dell’intelligenza e la creatività. - Identificare la strada da seguire. Ad un certo punto bisogna scegliere ed individuare tra le possibilità che ho quale sia quella da seguire; si tratta di operare un processo di selezione dal molteplice al singolo, occorre prendere una decisione! (rispondere alla domanda: qual’é la strada giusta da seguire?).
Nella vita ogni scelta ha una dimensione storica e comporta una piena assunzione di responsabilità; per operare scelte consapevoli riflettere con calma, non lasciarsi prendere dal panico, evitare di operare scelte importanti in momenti di crisi, darsi un limite di tempo. Infine: scegliere! Evitare di essere indecisi, di rimandare le decisioni, quando si ha la consapevolezza del proprio essere (soddisfazione del presente e proiezione al futuro) le scelte sono più oculate e consapevoli! - Agire. L’inerzia è tipica della nevrosi, agire con consapevolezza è la risposta che l’individuo maturo dà a se stesso per progettare il proprio futuro (rispondere alla domanda: sono pronto?) Se ci si sente pronti, non aspettare, ma agire! Molte persone si lasciano andare a rimurginazioni continue, a fantasie terrifiche, si lasciano prendere dal panico e dall’indecisione. Ciò mortifica l’iniziativa e paralizza l’individuo. Imparare ad avere consapevolezza delle proprie scelte e perseguirle con fermezza.
Per approfondire:
Pellegrino F., Personalità e autoefficacia, Springer, Milano, 2010.
Pellegrino F. - PERCORSI, Il fitness cognitivo
L'ESERCIZIO FISICO
Gli incredibili benefici dell'esercizio fisico nel combattere lo stress
Nella società moderna, lo stress sembra essere un compagno costante nella vita di molte persone. Le sfide quotidiane, i ritmi frenetici e le pressioni costanti possono mettere a dura prova il benessere mentale. Fortunatamente, c'è una soluzione naturale e potente a portata di mano: l'esercizio fisico. Oltre a migliorare la salute fisica, l'attività fisica regolare offre una vasta gamma di benefici per la gestione dello stress e il miglioramento del benessere psicologico.
Rilascio di endorfine
Una delle ragioni principali per cui l'esercizio fisico è un potente antidoto allo stress è il rilascio di endorfine, comunemente noti come "ormoni della felicità". Durante l'attività fisica, il corpo aumenta la produzione di endorfine, che agiscono come analgesici naturali e generano una sensazione di euforia e benessere. Questo effetto può aiutare a ridurre l'ansia, lenire la tensione e migliorare l'umore complessivo.
Riduzione dell'ansia e della depressione
Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che l'esercizio fisico regolare può ridurre i sintomi dell'ansia e della depressione. L'attività fisica stimola il cervello a produrre neurotrasmettitori come la serotonina, noti per il loro ruolo nel migliorare l'umore e nel ridurre lo stress. Inoltre, l'esercizio offre un'opportunità di distrazione dalle preoccupazioni quotidiane e favorisce l'adozione di una prospettiva più positiva sulla vita.
Miglioramento del sonno
Lo stress cronico può spesso portare a disturbi del sonno, creando un ciclo negativo in cui la mancanza di riposo influisce ulteriormente sulla capacità di gestire lo stress. L'esercizio fisico può aiutare a rompere questo ciclo, poiché contribuisce a regolare il ritmo circadiano e favorisce un sonno più profondo e rigenerante. Anche una breve sessione di attività fisica può avere effetti positivi sul sonno.
Aumento dell'autostima e della fiducia in Sé
L'impegno costante nell'esercizio fisico può portare a una maggiore autostima e fiducia in sé. Il raggiungimento di obiettivi di fitness, grandi o piccoli, può aumentare il senso di realizzazione personale e migliorare la percezione di sé. Questo può contribuire a ridurre l'ansia sociale e a fornire strumenti emotivi per affrontare lo stress in modo più efficace.
Riduzione delle tensioni fisiche
Lo stress mentale spesso si traduce in tensioni fisiche nel corpo, come contratture muscolari e dolori. L'attività fisica regolare aiuta a rilasciare la tensione muscolare accumulata, migliorando la circolazione sanguigna e promuovendo la flessibilità. Il rilassamento muscolare ottenuto attraverso l'esercizio può influenzare positivamente lo stato emotivo, contribuendo a una sensazione generale di benessere.
Promozione della mindfulness
Molte forme di esercizio, come lo Yoga e il Tai Chi, promuovono la mindfulness, cioè l'attenzione consapevole al momento presente. Queste pratiche non solo offrono benefici fisici, ma anche mentali. La combinazione di movimento, respirazione e consapevolezza può aiutare a ridurre l'ansia, a centrare l'attenzione e a creare uno spazio mentale per affrontare lo stress in modo più equilibrato.
In conclusione, l'esercizio fisico non è solo una strada per migliorare la salute fisica, ma anche un alleato potente nel gestire lo stress e promuovere il benessere mentale. Incorporare attività fisica nella routine quotidiana, che si tratti di una camminata, di una sessione di allenamento o di una pratica di yoga, può avere un impatto significativo sulla riduzione dell'ansia, sull'aumento dell'umore e sulla creazione di uno stato mentale più resiliente.
Dott. Dario Rago
- Chinesiologo -
Personal & Medical Exercise Trainer
imparare a gestire lo stress
imparare a rilassarsi
ARTICOLI
IL BURNOUT
Che cos'è il burnout?
Il burn-out è una condizione di logorio professionale di origine multifattoriale, riferita solo a un contesto lavorativo.
Interessa ogni ambito lavorativo.
In realtà alcune professioni (insegnanti, medici, infermieri, poliziotti, avvocati, assistenti sociali, etc) sarebbero più esposte a tale fenomeno, in quanto l’avere la responsabilità degli altri comporta un carico emotivo aggiuntivo che può essere, se non ben gestito, fonte di sofferenza interiore, indipendentemente dal carico lavorativo.
Il termine burnout indica il “bruciarsi”, lo “spegnersi” dell’operatore: se all’inizio dell’attività si è entusiasti del proprio lavoro, tale entusiasmo progressivamente si perde e si entra in una spirale di noia, di delusione, di frustrazione che nel tempo determina una condizione di sofferenza psicologica tale da compromettere il benessere personale e l’efficacia lavorativa.
Che cosa non è il bunrout?
Non si parla di burn-out - evidentemente – quando a fronte di difficoltà lavorative vi sono serie problematiche personali (presenza ad esempio di un disturbo di personalità) o condizioni ambientali particolarmente insidiose e non attente al rispetto della normativa 81/2008 che disciplina la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nella valutazione del burn-out bisogna pertanto essere molto attenti ed esaminare ogni circostanza lavorativa che può essere fonte e motivo di sofferenza psicologica, unitamente alla modalità con cui l’individuo interagisce con l’ambiente lavorativo.
Quali sono le cause del burnout?
Tra i fattori di rischio del burn-out vi è indubbiamente una condizione di “costrittività organizzativa”, ovvero una disfunzione dell’organizzazione del mondo del lavoro (il cosiddetto rischio psicosociale).
Quando il clima e la politica aciendale non sono attenti alle risorse umane lo sviluppo di condizioni di sofferenza psicologica – logorio professionale – è facilitato.
Naturalmente il burn-out è da considerarsi multifattoriale e quale risultato di vicende individuali, familiari, sociali, relazionali e lavorative.
Può colpire qualsiasi attività lavorativa e qualsiasi persona, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla mansione operata.
Lo stress è ubiquitario e il burn-out, che può essere assimilato ad una condizione di distress (ovvero di non adeguato adattamento) alle vicende lavorative può sicuramente essere considerato una condizione di stress cronico.
Ma attenzione: il burn-out riguarda anche il singolo professionista. Non è un problema relegato alle aziende, ma alla professione svolta, per cui anche il professionista che opera in piena autonomia può essere soggetto allo sviluppo di una condizione di logorio professionale.
Chi sono i soggetti più a rischio di burnout?
Le persone più a rischio sono quelle che non hanno cura di se stessi, non hanno una buona autostima e soprattutto una buona capacità di adattamento e quindi di autoefficacia.
Il burn-out attiene ad una dimensione di adattamento alle vicende lavorative e presuppone una non adeguata capacità di utilizzare le strategie di coping che consentono a qualsiasi persona di adattarsi funzionalmente – salvo situazioni limite – al proprio lavoro.
Nello stesso ambito lavorativo non tutti entrano nella spirale del burn-out. Evidentemente c’è chi si adatta di più, chi di meno, chi invece non si adatta proprio.
Quali sono i sintomi del burnout?
Il burn-out si manifesta con svariati sintomi, tra cui:
• il non avere più voglia di andare al lavoro,
• il sentirsi stanco e demotivato,
• il non dormire,
• il sentirsi inutile o triste,
• l’essere più preoccupato o ansioso,
• il non riuscire ad avere più un buon contatto con i colleghi di lavoro,
• l’essere più irritabile, meno sensibile e attento alle esigenze dell’utenza.
L’individuo può inoltre manifestare disfunzioni comportamentali (fumare, mangiare di più, giocare d’azzardo, ...) o una condizione di disagio psicologico che può nel tempo strutturarsi in un vero disturbo psichico (ad esempio un quadro depressivo) o essere alla base di turbe psicosomatiche.
Come viene stabilita la diagnosi di bunrout?
La diagnosi di burn-out non è semplice.
La normativa italiana (DL 81/2018) prevede che tutte le aziende – pubbliche o private – misurino il livello di stress lavoro-correlato all’interno della propria organizzazione.
Evidentemente l’applicazione di tale normativa è importante per la codifica del livello di stress aziendale in generale, ma non può entrare in merito a situazioni individuali.
L’inserimento all’interno dell’organizzazione di un psicologo che possa accogliere il disagio lavorativo può essere utile a individuare alcune situazioni di brun-out.
Ma più in generale la diagnosi di burn-out va fatta da uno specialista, psichiatra o psicologo, che possa mettere insieme tutti i tasselli del problema e comprendere i limiti del disagio soggettivo, soprattutto quando sconfina in vere patologie, come l’ansia e la depressione.
Come curare il burnout?
Innanzitutto prevenire.
Per la cura esistono specifici interventi sia a livello individuale che aziendale.
A livello individuale specifiche tecniche psicologiche aiutato l'individuo ad adottare strategie di adattamento e a rafforzare il suo livello di resilienza.
Si possono utilizzare i farmaci laddove il burn-out dà luogo a disturbi psichici, come l'ansia e la depressione, di particolare rilevanza clinica.
A livello aziendale, laddove il burn-out è espressione di disfunzionalità organizzativa, è possibile adottare interventi mirati a limitare lo stress-lavoro correlato; in ciò le aziende sensibili, grazie all'aiuto di specifiche professionalità, possono essere messe in grado di adottare interventi che aiutano a migliorare il clima organizzativo e a ridurre le tensioni che inevitabilmente possono insorgere in qualsiasi contesto lavorativo.
E', inoltre, importante attuare interventi di prevenzione.
La prevenzione si attua attraverso la valorizzazione delle risorse umane, avendo cura del profilo umano e professionale delle persone.
Come prevenire il burnout?
La prevenzione del burn-out va fatta con interventi organizzativi sul clima aziendale e a livello individuale.
Azienda
Non esiste un modello di intervento precostituito.
L’analisi delle dinamiche aziendali può consentire la messa a punto di progettualità preventive che siano su misura per un determinato contesto lavorativo.
Occorre quindi innanzitutto studiare la tipologia di lavoro ed il contesto lavorativo aziendale, per poter poi pensare ad adeguate misure preventive del burn-out.
Individuo
Dal punto di vista personale il modello di riferimento per la prevenzione del burn-out è il fitness integrato, ovvero l’aver cura della propria persona, sia dal punto di vista fisico che mentale.
In particolare il fitness cognitivo-emotivo può essere funzionale alla prevenzione del burn-out.
LO STRESS DA LAVORO
Che cos'è?
Lo stress lavoro-correlato è una situazione di prolungata tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e determinare un cattivo stato di salute. Potenzialmente può colpire in qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda, dal campo di attività e dal tipo di contratto.
I numeri
22%: la percentuale di lavoratori vittime dello stress da lavoro
35-44: la fascia di età più esposta a stress per fattori di natura psicologica.
60%: la percentuale di giornate lavorative perse in un anno per le conseguenze dello stress sul lavoro
Obblighi giuridici
Lo stress lavorativo - Killer emergente – incide sul benessere e sulla sicurezza dell’individuo e rappresenta una minaccia per le aziende e per l’economia.
L’ individuo stressato:
commette maggiori errori professionali;
rende di meno;
è più vulnerabile allo sviluppo di patologie somatiche – tradizionalmente correlate allo stress come malattie cardiovascolari – o psichiatriche come l’ansia e la depressione;
è più esposto al rischio di infortunio lavorativo;
può assumere stili di vita disfunzionali (fumo di sigarette, gambling, abuso di alcolici…).
Inoltre laddove all’interno di un’organizzazione il clima organizzativo non è sereno si possono sviluppare vere patologie dell’organizzazione – identificabili ad esempio attraverso indicatori come l’assenteismo, l’elevato turnover – che compromettono la vita stessa dell’azienda.
Per tali motivi negli ultimi anni è diventato sempre più pressante la necessità di occuparsi del benessere dell’individuo sul luogo di lavoro.
L’8 Ottobre 2004 è stato siglato l’Accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato, recepito in Italia il 9 Giugno 2008 con un Accordo interconfederale, che stabilisce che tra gli obblighi giuridici a carico del datore di lavoro rientra la “prevenzione, l’eliminazione o la riduzione dei problemi di stress lavoro-correlato”.
Inoltre, alla luce di tale normativa per l’azienda vi è un obbligo aggiuntivo, non è più sufficiente identificare e curare le malattie professionali, bensì occorre adoperarsi per la tutela della salute dell’individuo, intesa come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o infermità”.
Tali innovazioni appaiono altresì in linea con il contestuale aggiornamento dell’elenco delle malattie professionali per le quali è obbligatoria la denuncia (GU 74/74//1.4.2010), ove sono stati inseriti tra “i nuovi agenti patogeni” le disfunzioni dell’organizzazione del lavoro e le malattie ad esse collegate.
Tutte le aziende dovranno mettersi in regola con la normativa del Testo unico 81 (Dlgs n. 81/2008) che impone la valutazione dello stress lavoro-correlato e interventi per ridurne le cause.
Come intervenire?
Il rischio psicosociale: valutazione e prevenzione. Nuovi obblighi per le aziende. La promozione del benessere
Pianificazione degli interventi
La programmazione all’interno delle aziende di percorsi innovativi in tema di valutazione e gestione del rischio psicosociale deve prevedere una serie di interventi strutturali e pianificati lungo un arco temporale sufficientemente lungo (da due mesi a un anno), al fine di poter incidere in misura rilevante sul clima organizzativo per una più efficace gestione delle risorse umane.
Un programma di azioni e interventi può essere strutturato in un arco temporale variabile secondo il seguente schema:
INTERVENTO 1. Analisi del contesto
Un gruppo di psicologhe avrà cura di valutare il contesto lavorativo e di selezionare e somministrare le scale di valutazione del rischio psicosociale, in linea con la normativa vigente.
INTERVENTO 2. Valutazione del rischio psicosociale
In questa fase viene effettuata la valutazione del rischio psicosociale attraverso la somministrazione dei test integrati da interviste individuali finalizzate al coinvolgimento del personale per una più puntuale analisi dei fattori di rischio.
INTERVENTO 3. Analisi e restituzione dei risultati
Sulla base della valutazione effettuata saranno elaborati specifici progetti atti a modificare e migliorare il clima organizzativo e a ridurre le potenziali fonti di tensione.
INTERVENTO 4. Interventi mirati a modificare il contesto organizzativo
E’ la prima fase operativa che mette in pratica all’interno del contesto lavorativo le azioni prospettate al punto 3. I possibili interventi sono:
attività formative,
lavori di gruppo,
interventi individualizzati.
INTERVENTO 5. Interventi finalizzati alla valorizzazione delle competenze psicologiche/trasversali degli operatori con azioni di gruppo ed individuali.
Si tratta di una fase operativa avanzata che ha come finalità l’attuazione di strategie che promuovono un clima aziendale positivo. A tal fine in tale senso vengono proposti programmi di formazione particolarmente avanzati che consentono al management di adottare misure idonee a promuovere la soddisfazione e la motivazione delle persone, anche all’interno di contesti particolarmente stressanti.
Timing degli interventi
Gli interventi proposti possono essere modulati e realizzati in rapporto alle necessità dell’Azienda.
Gli interventi di valutazione, analisi e restituzione dei risultati del rischio psicosociale hanno una durata temporale di circa 1 mese.
Successivamente sarà possibile strutturare dei corsi di formazione (da uno a cinque moduli) della durata di una giornata ciascuno o prevedere dei progetti di interventi strutturati con una pianificazione trimestrale, semestrale o annuale a seconda della complessità del fenomeno.
1 mese
INTERVENTO 1. Analisi del contesto
INTERVENTO 2. Valutazione del rischio psicosociale
INTERVENTO 3. Analisi e restituzione dei risultati
1 giornata
(da1 a 5 moduli formativi)
NTERVENTO 4. Interventi mirati a modificare il contesto organizzativo
Modulo formativo. Programma scientifico
9.00 Il rischio psicosociale: introduzione
10.00 Tutela giuridica del prestatore d’opera
11.00 Break
11.30 Il clima organizzativo aziendale
12.30 Le patologie psichiche e psicosomatiche da stress lavorativo:clinica
13.30 Colazione di lavoro
14.30 Le patologie psichiche e psicosomatiche da stress lavorativo: terapia
15.30 La “costrittività organizzativa” come malattia professionale
16.30 Break
17.30 La prevenzione del disagio lavorativo
18.30 Compilazione questionario ECM e conclusioni
da 3 a 12 mesi (interventi strutturali)
INTERVENTO 5. Interventi finalizzati alla valorizzazione delle competenze psicologiche/trasversali degli operatori con azioni di gruppo ed individuali
SUPERLAVORO E DEPRESSIONE
STRESS E RISORSE
SCUOLA E BURNOUT
STRESS E BURNOUT
PSICHIATRIZZARE LA SCUOLA?
Gli insegnanti, così come tutti gli altri lavoratori, secondo il Decreto Legislativo legge 81/2008 (ex 626) devono godere di una valutazione in termini di sicurezza e salute ...
BEN-ESSERE DEL MEDICO
CORSI IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
LAVORATORI DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE
I docenti dei corsi sono in possesso dei requisiti previsti dall’Accordo Interministeriale del 6 marzo 2013.
Corsi per Lavoratori
Parte generale - ore 4
Parte specifica - ore 8
Aggiornamento corso Lavoratori – ore 6
Corsi per Preposti
Corso integrativo – ore 8
Aggiornamento corso Preposti – ore 6
In aggiunta al percorso previsto per i lavoratori dal D. Lgs. 81/2008 si suggerisce
un ulteriore modulo, di 3 – 6 ore, avente per oggetto il Rischio Stress Lavoro-Correlato con particolare attenzione al rischio BURN-OUT.
Tutti i corsi prevedono il rilascio di un attestato valido ai fini della trascrizione nel fascicolo elettronico del lavoratore di cui all’art. 14 del D. Lgs. 14 settembre 2015, n. 150, se concretamente disponibile in quanto attivato nel rispetto delle vigenti disposizioni.
L’L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) afferma che “I rischi psicosociali e lo stress lavoro-correlato rappresentano una delle sfide principali con cui è necessario confrontarsi nel campo della salute e della sicurezza sul lavoro in quanto hanno considerevoli ripercussioni sulla salute delle singole persone, ma anche su quella delle imprese e delle economie nazionali”.
Anche la scuola non è esente dai rischi connessi allo Stress Lavoro Correlato (SLC).
Dirigenti e Lavoratori sono sempre più esposti a potenziali danni psicologici, sociali fisici che derivano dall’operare in contesti e
situazioni che li sottopongono, in maniera eccessiva, ad elevati carichi di stress.
I percorsi formativi predisposti dal Centro Studi Psicosoma, si prefiggono di attuare le indicazioni contenute nel decreto 81/2008 e di rafforzare, in tutti i lavoratori della scuola,
la propria capacità di autonomia e gestione dei carichi stressori ai quali si è giornalmente sottoposti.
dlgs81scuola
Promuovere la cultura della prevenzione fornendo ai dirigenti, alle figure sensibili previste dal Testo Unico sulla sicurezza e ai lavoratori della scuola informazioni in merito alle novità normative e ai contributi presenti sul web per poter al meglio informare i lavoratori, cosi come previsto all’art. 36 del d.lgs 81/2008.
A cura di Giuseppe Esposito - Formatore in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
https://sites.google.com/site/dlgs81scuole
Lo stress non è una condizione nociva all’organismo.
Siamo fatti per resistere, non per soccombere.
È quindi importante imparare ad interagire con l’ambiente in modo positivo e concreto.
Il nostro cervello è costituito da moduli superspecializzati in specifiche funzioni, l’interconnessione tra i quali consente lo sviluppo delle abilità della mente, nei suoi aspetti razionali ed emotivi.
Una interazione positiva con l’ambiente presuppone:
• la capacità di vivere bene il presente
• la capacità di non sentirsi oppressi o appesantiti dal passato; il passato è un dato di fatto non più modificabile. -
• la capacità di progettare il futuro
Diventa fondamentale imparare ad avere il controllo delle circostanze.
I processi consapevoli sono lenti e il cervello è portato a prendere scorciatoie.
Molte scelte sono quindi dettate dalla rabbia o dall’insicurezza, dalle emozioni negative e dal pessimismo.
È quindi fondamentale rafforzare i processi consapevoli della mente.
Mantenere la calma in mezzo al mare in tempesta: è possibile?
Nella vita bisogna imparare ad essere autonomi, ad essere capaci di emergere dalla massa, per costruire una propria identità.
Qual è l’atteggiamento migliore da tenere nei confronti di un evento?
Rispetto alle problematiche della vita occorre assumere un atteggiamento resiliente in grado di favorire una migliore efficacia della persona, sia a livello personale che relazionale. Il potere della situazione è forte e diventa fondamentale non lasciarsi influenzare dall’esterno.
Il cervello umano fa tutto il possibile per semplificarsi la vita adottando modelli standard di percezione e azione.
Una volta messo a fuoco il modello l’individuo riesce a muoversi al suo interno senza problemi.
Per implementare le proprie abilità cognitive occorre studiare, costantemente.
Per essere più bravi occorre potenziare le proprie conoscenze.
La sindrome del burn-out è un processo multifattoriale che si presenta come l’epilogo di vicende psicologiche individuali, lavorative, sociali e familiari; è pertanto un fenomeno complesso che si presta all’analisi da parte di più specialisti con competenze diverse.
La burocrazia, il lavorare in strutture amministrative mal gestite, la scarsa retribuzione, il sovraccarico lavorativo, l’esercitare l’attività professionale in settori non affini ai propri interessi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il Burn-out come una sindrome concettualizzata quale conseguenza dello stress cronico sul posto di lavoro, caratterizzato da tre dimensioni:
• sentimenti di esaurimento o esaurimento energetico,
• distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo o cinismo relativo al proprio lavoro,
• ridotta efficacia personale.
Il termine burn-out vuol dire «bruciarsi, esaurirsi, scoppiare, spegnersi» ed indica:
• un processo inefficace di adattamento al contesto lavorativo
• la perdita di motivazione al proprio lavoro
• la perdita progressiva di idealismo, energia, obiettivi, si tende a vivere alla giornata
• uno stato di affaticamento e frustrazione
• una condizione di esaurimento e di ridotta realizzazione personale.
Medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, insegnanti, poliziotti, sacerdoti, avvocati, rientrano tra le categorie particolarmente esposte a condizioni di logorio professionale o sindrome del burn-out che è dato da un insieme di segni e sintomi, individuali ed organizzativi, rappresentativi di una condizione di distress lavorativo che compromette il benessere dell’individuo.
Il burn-out è definito come <<un processo nel quale un professionista precedentemente impegnato, si disimpegna dal proprio lavoro in risposta allo stress e alla tensione sperimentati sul lavoro>> (C. Cherniss) e si manifesta con sintomi quali:
• alta resistenza ad andare al lavoro
• sensazione di fallimento
• disistima
• isolamento
• senso di stanchezza
• problemi fisici
• rigidità
• conflittualità
• scarsa concentrazione
• sospetto e paranoia
• cinismo
• ansia e tensione
• depressione
• minore efficienza lavorativa
• irritabilità
• superficialità nel rapporto con il paziente
• conflittualità familiare e relazionale.
C’è subito da precisare che il burn-out non colpisce solo le persone insoddisfatte del proprio lavoro e «stressate» per l’assetto organizzativo del contesto lavorativo ma anche chi invece è contento e soddisfatto del proprio lavoro.
La sindrome del burn-out emerge così dalla non curanza dello stato emotivo degli operatori, dalla trascuratezza che si ha del loro mondo emotivo, unitamente a disfunzionalità strutturali e organizzative che fanno riattivare stati emotivi negativi, come il senso di abbandono o di isolamento che si vive in molte organizzazioni.
IL POST COVID
Lo stress quale emerge dall’esperienza del Covid-19 ha mille sfaccettature ed ora che si sta superando la fase emergenziale ci si ritrova a dover fare i conti con le inefficienze organizzative di prima, ulteriormente disastrate!
Superata la fase iniziare di grande emergenza, in cui sono prevalsi dimensioni emotive quali impotenza, scoraggiamento, ansia e tristezza, ora si inizia a pensare di potercela fare!
Ma proprio ora occorre prestare attenzione a fenomeni come il burn-out.
Il problema del burn-out potrebbe infatti insorgere proprio quando l’emergenza appare superata e il lavoratore si ritroverà a lavorare nelle medesime condizioni (se non peggiori!) di prima, quando riemergeranno le note disfunzioni organizzative che caratterizzano l’assetto di molte organizzazioni (sistema sanitario, forze dell’ordine, scuole…).
Ci possiamo immaginare quindi l’intensificarsi di queste problematiche nello stato post-emergenziale da coronavirus, con inevitabili conseguenze sia sul lavoratore che sulle organizzazioni: finito il tempo dell’emergenza si ritorna alla vita normale e ci si ritrova, inevitabilmente, a doversi confrontare con le vecchie ed irrisolte problematiche lavorative.
Ecco perché le organizzazioni, pubbliche o private, devono essere molto attente a queste problematiche mettendo a punto idonee strategie di prevenzione.
Una corretta valutazione del rischio stress lavoro-correlato da parte del dirigente scolastico e uno specifico percorso formativo rivolto al personale scolastico può favorire una migliore risposta del lavoratore ai carichi stressori presenti nella scuola post-covid ed una accresciuta capacità di far fronte allo stress e alle avversità uscendone rafforzati.
Per approfondire:
Una delle esigenze odierne è quella di liberare la mente da pensieri e stimoli che quotidianamente affliggono la persona.
Uso del cellulare, internet, whatsapp, problemi familiari, lavorativi, relazionali e sociali, vi è una continua stimolazione della mente che può reggere fino ad un certo punto, dopo il quale si “blocca”.
È inevitabile.
La mente non può reggere un carico di stimolazioni eccessive, continue, persistenti; ha dei limiti funzionali, biologici.
Tale stimolazione determina uno stato di allerta continuo che alimenta tensione e stress, con inevitabili conseguenze sul piano psicosomatico: ansia, insonnia, incapacità a concentrarsi, nervosismo, irritabilità … sono all’ordine del giorno e destabilizzano l’equilibrio personale.
Ciò che sappiamo è che la mente non si spegne mai, è sempre in funzione, anche durante il sonno, lavora sempre, ha i suoi ritmi, deve catalogare e sistemare per bene tutte le informazioni che arrivano dall’ambiente esterno e farle conciliare con le proprie necessità.
La mente ha bisogno di lavorare continuamente, ma a modo suo; eccessive interferenze ne possono compromettere – e lo compromettono – il normale funzionamento.
Per tali motivi ha bisogno di vagare.
In condizioni normali durante la veglia la mente alterna l’attenzione – il concentrarsi bene su compiti specifici - alla divagazione mentale, pensare ad altro; nel mentre ad esempio si sta svolgendo un compito qualsiasi la mente può andare altrove, considera il futuro, valuta gli errori o le esperienze fatte, le decisioni prese… poi ritorna in sé stessa, nel presente.
La divagazione mentale favorisce la creatività, vagare non è una perdita di tempo, ma ha un suo valore biologico dato dall’attivazione di una rete neuronale – default-mode network - “deputata” a mettere ordine nel caos dei processi cerebrali.
La divagazione mentale può essere involontaria come nei sogni, volontaria come quando ci si immagina il futuro o le esperienze che ci aspettano, infine può essere a metà strada tra la dimensione volontaria e quella involontaria, come il sognare “ad occhi aperti”.
E proprio il sognare ad occhi aperti è diventato un miraggio; nelle nostre indagini abbiamo avuto modo di constatare come la eccessiva stimolazione della mente determina una contrazione della capacità di sognare ad occhi aperti… e questo è un danno per l’uomo, la cui peculiarità è proprio quella di andare oltre la realtà per favorire l’immaginazione e la creatività.
Alla base di questo processo vi è la memoria che include le abilità apprese (guidare, scrivere…), la conoscenza (la memoria è un enorme sistema di archiviazione) e la memoria di eventi specifici (riattivazione dinamica del passato).
Lo stress, dato soprattutto dall’eccessiva stimolazione del cervello, riduce la funzionalità di questo sistema compromettendo l’efficacia stessa dei processi mentali.
L’incalzare degli impegni quotidiani toglie spazio al pensiero libero, alla possibilità di attivare i meccanismi rigeneratrici mentali con l’inevitabile conseguenza di innalzare a dismisura il proprio livello di tensione psicofisica.
La possibilità di astrazione dal quotidiano, il lasciare – di tanto in tanto - la mente libera da ogni stimolo diventa quindi fondamentale per il ben-essere personale.
A questo punto alcune domande vengono spontanee:
siamo in grado di ritagliarci momenti di “isolamento” per far svagare liberamente la nostra mente?
E come viene visto dal docente l’allievo perso nei suoi sogni?
E infine, la scuola ha gli strumenti conoscitivi per valorizzare queste menti creative e per far emergere tutte le loro potenzialità?
Specifici percorsi formativi sono in grado di rispondere a queste e a tante altre domande, migliorando il clima all’interno dell’aula e favorendo una più ampia sinergia scuola-docente-allievo.
LIBRI
Le recenti innovazioni normative in materia di sicurezza sul lavoro hanno iniziato a fare chiarezza sulle patologie da stress lavoro-correlato sollecitando le aziende, pubbliche e private, ad essere più attente ai danni causati da una gestione impropria delle risorse umane.
Manuale di Resilienza per Professionisti Sanitari.
• Libro in formato PDF stampabile (lettura su PC, carta, iPad, tablet, eBook reader) • Accesso al test di apprendimento e al questionario di qualità ECM • Ricezione dell'attestato ECM - 10 crediti ECM
essere innovativi, positivi, creativi
investire tempo nello studio per rafforzare le proprie conoscenze
imparare a dare il meglio di sé anche di fronte agli imprevisti
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Centro Studi Psicosoma
Via Palmiro Togliatti 6,
84080 Castel San Giorgio SA
I nostri servizi vengono forniti su tutto il territorio nazionale.
Uteriori informazioni (articoli specialististici, libri, eventi, consigli) sono disponibili sul sito di Ferdinando Pellegrino
psichiatra, psicoterapeuta, docente, esperto in stress lavorativo, mobbing, burnout
OLTRE LA RESILIENZA
Esplorare il proprio mondo interiore per far emergere le risorse disponibili
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